“Mettiti le mutande
comode” di Jessica De Giuli con prefazione di Anna Carluccio è un libro
divertente. Non lo è soltanto perché parla di mutande e propone le stesse come
parametro per misurare la vita, ma perché mette in piazza emozioni e sentimenti
che solo fra amiche molto intime ci si possono confidare. Sono parole leggere
ma vere e hanno la pretesa di tentare di dare una dimensione surreale al
quotidiano femminile, di tirare fuori, tra un calzino e una mutanda l’essenza
della vita. Jessica racconta la vita di una giovane donna che fronteggia
quotidianità, figli, marito, casa e lavoro. Un tempo la si sarebbe definita una
donna realizzata. Lei però fa capire che se si somma lo stress, i possibili
inconvenienti, le emozioni mutevoli e la necessità o la costrizione del
confronto con il mondo esterno, si sente inadeguata, ristretta e in qualche
caso anche costretta. Jessica è partita da sé per raccontare la sua vita,
interessante per lei ma anche uno specchio per riflettere la vita degli altri e
le mutande, l’indumento più intimo che c’è, diventano una metafora delle scelte
della vita. In questo tempo sospeso e inquietante possiamo però
indossare un paio di mutande comode e vivere senza l’assillo di dover pulire
gli aloni sui vetri e sui nostri cuori. Noi di Segni e Parole crediamo molto in questo lavoro e,
strizzandoci l’occhio, ci siamo detti fin dalla prima lettura che: «Jessica è
meglio di Bridget Jones»
Nessun commento:
Posta un commento